"Conti pubblici, credito e competitività": l'Italia sotto la lente nel nuovo volume di Marco Fortis

Roma, 15 novembre 2016 - Alla presenza di Pier Carlo Padoan, Ministro dell’Economia e delle Finanze, Gian Maria Gros-Pietro, Presidente di Intesa Sanpaolo e Alberto Quadrio Curzio, presidente dell’Accademia dei Lincei è stato presentato oggi il nuovo volume del professor Marco Fortis, vice-presidente della Fondazione Edison, Conti pubblici, Credito, Competitività: l’Italia a una svolta?

Nella cornice dell’Accademia dei Lincei, il professor Fortis ha delineato i principali aspetti del quadro economico nazionale che emergono dal volume, il sesto che la collana della Fondazione Edison dedica alla crisi economica europea ed italiana. Il lavoro si concentra sui tre temi, le “3 C”, che hanno dominato il dibattito economico italiano nella prima metà del 2016: la dinamica dei Conti pubblici, l’evoluzione del sistema italiano del Credito e la questione della Competitività della nostra economia nello scenario globale.

Il presente volume, quasi un ponte tra il precedente volume più strutturato e un altro simile di futura pubblicazione, assume più la forma di un “instant book”. Ovvero, un approfondimento a caldo dei temi di recente attualità attraverso gli articoli pubblicati dal professor Fortis su “Il Sole 24 Ore” e “Il Messaggero” tra dicembre 2015 e maggio 2016.

Attraverso una più ampia analisi dei conti pubblici e una corretta misurazione dei parametri finanziari delle banche, viene rivalutata la posizione dell’Italia sia per quanto riguarda la sostenibilità finanziaria del suo debito sia per la solidità  del suo sistema creditizio. Il sistema, pur dovendo affrontare il nodo delle sofferenze, e fatte salve alcune limitate eccezioni bene individuate di banche mal gestite, nel complesso si conferma affidabile. Pur con tutti i limiti di un sistema Paese poco efficiente, il volume evidenzia il dinamismo dell’economia reale italiana e gli sforzi necessari per accrescerne ulteriormente la competitività.

Le “3 C” rappresentano anche tre banchi di prova su cui il Governo Renzi si sta cimentando per rafforzare il rilancio dell’Italia. Il tutto in parallelo con la “quarta C”, quella delle riforme della Costituzione e della Legge elettorale, le quali potrebbero assicurare una maggiore stabilità politica e di Governo (fattore non secondario di stabilizzazione per la stessa economia, di cui l’Italia e il suo rating internazionale hanno sempre sofferto la mancanza). Si potrebbe anche aggiungere una “quinta C”, quella della Cultura in senso lato, su cui il Governo sta altresì puntando molto.

Cosa emerge dal quadro italiano? Il rapporto debito/PIL nel 2015 è cresciuto quasi impercettibilmente e nel 2016 si dovrebbe stabilizzare o diminuire (secondo le varie previsioni): non accadeva dal 2007. Il debito pubblico e la necessità di una sua riduzione restano un problema centrale per l’Italia, che tuttavia può presentare una lunga serie di fattori attenuanti, almeno per ciò

che concerne i ritmi con cui il debito deve essere diminuito. Tra tali fattori attenuanti ricordiamo: un deficit pubblico largamente sotto il 3%, un avanzo statale primario – attuale e storico cumulato - tra i più alti al mondo, un basso debito privato di famiglie e imprese non finanziarie e un basso debito aggregato, un debito pubblico in mani estere in percentuale del PIL più o meno allo stesso livello della Germania, una posizione finanziaria netta sull’estero non preoccupante e addirittura – secondo indicatori elaborati dalla stessa Commissione Europea - il debito pubblico più sostenibile nel lungo termine tra i Paesi UE, date le riforme pensionistiche effettuate e la curva di invecchiamento della popolazione.

La riorganizzazione del sistema bancario è stata affrontata di petto dal Governo Renzi: è un obiettivo possibile anche se servirà tempo e impegno perché il sistema bancario italiano, pur solido nel suo complesso e non avendo in passato ricevuto aiuti pubblici come i sistemi bancari degli altri Paesi, presenta criticità che originano dalla lunghezza e dalla profondità della stessa crisi economica (la crescita delle sofferenze) o dalla cattiva gestione e governance di alcuni istituti medi e piccoli per lungo tempo non percepita (la crisi della Banca Popolare di Vicenza ne è l’esempio più emblematico, ancor più di quello delle 4 banche minori recentemente commissariate e a cui è stato evitato il bail in). Utile potrà essere, per stabilizzare il capitale degli istituti di credito più deboli e ridurre il volume delle sofferenze, anche il supporto del Fondo Atlante, recentemente costituito con contributi di capitale privato ed anche con una quota della Cassa Depositi e Prestiti. Peccato che nel 2012 o nel 2013 non si sia chiesto l’intervento del Fondo ESM dal quale la Spagna ha avuto 50 miliardi in prestiti ad ottime condizioni.

Infine, gli sforzi fatti per sostenere la ripresa e accrescere la competitività del sistema produttivo stanno dando i primi frutti: da febbraio 2014 a fine settembre 2016 sono stati creati circa 656mila nuovi posti di lavoro per la maggior parte a tempo indeterminato e i consumi delle famiglie sono stati il fattore di maggiore impulso della ripresa del PIL. Investimenti ed export, invece, non hanno ancora dato il contributo atteso alla crescita ma il super-ammortamento potrà nel 2016 accelerare gli investimenti (già nel primo trimestre dell’anno gli ordini di macchine utensili sono cresciuti del 32%), mentre il sistema produttivo ha certamente accresciuto la sua competitività anche se per il momento non ha potuto concretizzarla sul campo a seguito del rallentamento del commercio mondiale. Nei primi tre mesi del 2016, in ogni caso, l’export italiano ha saputo mantenere i valori dell’anno precedente a fronte di cali dell’export per molti altri Paesi UE tra cui Spagna, Gran Bretagna, Olanda, Finlandia, Danimarca, Portogallo, Paesi Baltici. E, nello stesso periodo, la bilancia commerciale italiana è ulteriormente migliorata di 1,9 miliardi di euro rispetto allo stesso periodo del 2015 raggiungendo i 9,3 miliardi nei primi tre mesi del 2016.

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