"Non sono un pessimista, sono un ottimista ben informato". L'identikit se lo fa da solo: Alessandro Ronca è uno dei tre fondatori, insieme alla moglie Maria Chiara Flugy Papè e Maurizio Ferrario, del PeR, il Parco dell’Energia rinnovabile, che ha appena festeggiato dieci anni dall'inaugurazione. A fare da padrone di casa sono le energie rinnovabili e l'agricoltura sostenibile, base fondante di questo vecchio casale abbandonato in Umbria, tra Todi e Amelia, recuperato venti anni fa.

Com’è nato il PeR?

L'idea originaria era quella di creare un posto dove si potessero sperimentare delle tecniche alternative per vivere in maniera autonoma e sostenibile.

Siamo partiti da un nostro desiderio personale, ma abbiamo capito che quello del vivere senza rinunciare al comfort e in modo ecosostenibile era un tema che interessava l’intero Pianeta Terra.

 

Come si articola il vostro impegno?

 

Sono quattro le basi fondanti. Innanzitutto l’efficienza energetica: il nostro edificio ecologico deve evitare gli sprechi d’energia. Poi la distribuzione integrata dell’energia, l’uso ottimale dell’acqua e, infine, quello che noi poniamo come quarto concetto ma che molti considerano al primo posto: la produzione energetica, con generatori eolici, moduli fotovoltaici e stufe a biomassa.

 

Quali sono i punti di forza del Parco?

 

Noi abbiamo puntato, non avendo accesso infinito a fondi di ricerca, sulla riduzione al posto della produzione. La peculiarità è l'efficienza energetica, che tra l’altro ritengo non utopistica ma alla portata di chiunque.

 

Dopo dieci anni, qual è il suo bilancio?

 

Siamo soddisfatti per quanto fatto da noi, abbiamo progetti, laboratori e corsi attivi. Ma diciamo che ci aspettavamo qualcosa in più dagli altri e cioè che potesse attecchire maggiormente. In tanti ci hanno contattato chiedendo di aprire un luogo simile nei loro territori, ma in realtà poi di posti come il nostro ce ne sono pochi.

 

Perché?

 

Perché l'aspetto economico ha ancora un peso maggiore dell'ambiente. La bio - economia non è ancora entrata nel nostro progetto di vita. Continuiamo a camminare sul cornicione di un palazzo di 100 piani e non riusciamo ad andare verso l'interno.

 

Però vi rinfrancano i volti dei migliaia di ragazzi che ospitate per corsi e campi estivi.

 

Certo, la loro presenza è significativa. Durante i laboratori partecipano attivamente ma  vediamo anche l’incredulità nei loro occhi. Vengono a conoscenza di nozioni o notizie a cui non riescono ad accedere normalmente. E anche ad azioni e comportamenti sostenibili che vengono poco promosse.