Non è semplicemente una condivisione. È una nuova forma di business, un nuovo modello economico che ha anche una propria definizione: consumo collaborativo. Se il termine comincia a fare capolino nei manuali di economia, allora vuol dire che la fetta del mercato “sharing” cresce a dismisura.
 

Dei 357 servizi di mobilità condivisa censiti dall’Osservatorio Nazionale Sharing Mobility e riferiti al 2017, ben il 76% del totale è rappresentato da servizi di bike sharing, confermando l’Italia come il paese europeo con il più alto numero di servizi attivi in questo settore.
 

In evidente crescita il car sharing: in Italia ha superato la soglia di un milione di iscritti, con 7.679 veicoli e 35 città interessate. E il 24% delle auto - in sostanza una su quattro – è a zero emissioni.

Sharing mobility: condividere è bello e conviene
Sharing mobility: condividere è bello e conviene

Un’economia che fa della sostenibilità la propria bandiera, un modo nuovo di ripensare al

consumo in cui il protagonista è l’individuo.        
“La mobilità condivisa – si legge nel report - rappresenta già oggi un vettore per la penetrazione dei veicoli elettrici nei parchi circolanti attuali. I servizi condivisi di mobilità sono caratterizzati da un modello di produzione e d’uso radicalmente diverso da quello che caratterizza il modello dominante della mobilità individuale. Questo aspetto, in un’ottica di sviluppo sostenibile, è decisivo”.

Il numero di veicoli elettrici è infatti cresciuto di 3,5 volte in tre anni, passando dai circa 620 mezzi del 2015 ai 2.200 circa del 2017, rappresentando nell’ultimo anno il 27% degli scooter e delle automobili in condivisione e circolanti sulle strade italiane.