Le celle solari organiche flessibili con un’elevata efficienza di conversione di potenza sono considerate una promettente fonte di energia per dispositivi elettronici indossabili. A certificarlo è una nuova ricerca internazionale, pubblicata su Joule, che ha coinvolto scienziati della Monash University (Australia), dell’Università di Tokyo e di Riken (Giappone).

Perché se da una parte potrebbe non essere la soluzione più adatta per le centrali elettriche su scala utility, il fotovoltaico organico sembra invece ideale per l’elettronica indossabile.

Il team di ricercatori ha infatti progettato un materiale, spesso appena 3 micrometri e basato su una miscela di molecole, in grado di raggiungere il 13% d’efficienza e capace di mantenerla anche dopo esser stato tirato o piegato. Merito di nuove celle solari ultra flessibili, progettate utilizzando un accettore misto fullerene/non fullerene. Questo elemento infatti, modifica l’imballaggio molecolare all’interno delle unità senza però influire negativamente sulla mobilità elettronica. Un approccio semplice che migliora il trasporto di carica e ottimizza la morfologia della miscela con regioni più amorfe, producendo così un dispositivo più efficiente e meccanicamente robusto.

Lo sviluppo apre la strada a una nuova classe di celle solari estensibili e pieghevoli in dispositivi indossabili, come smartwatch con superfici curve complesse. Si tratta infatti del risultato più elevato mai raggiunto per questa classe fotovoltaica. E nella fase successiva della ricerca, il team intende ampliare l’unità e combinarla con altri componenti per applicazioni commerciali in dispositivi avanzati.