“Il concetto di smart city non è semplicemente tecnologia, ma riguarda le persone. Mette al centro gli individui e non le infrastrutture”. E se lo dice Maria Francesca Silva, c’è da crederle. Ingegnere, specializzata in Smart Cities, rigenerazione urbana, mobilità, infrastrutture e Real Estate, negli ultimi 15 anni si è occupata di sviluppo urbanistico di aree per oltre 3 milioni di m², riconvertendo periferie e zone degradate in progetti ad alto contenuto innovativo e sociale.

Qual è il segreto?

“Innanzitutto la comunità: bisogna mettere le persone e i loro bisogni al centro. È necessario pensare principalmente ai servizi. Fino agli anni Duemila il ragionamento era: cosa costruisco? Invece oggi ci sono gli spazi e mi interrogo su come usarli”.

Ed è qui che entra in gioco l’aspetto della tecnologia.
“Assolutamente sì, ma non solo. Basta vedere il patrimonio che si sviluppa attraverso le nostre città. Ci sono tante realtà che attraggono perché sono state vere e proprie smart city del passato. Solo partendo da queste basi, possiamo erigere il secondo pilastro della smart city: la tecnologia, la cui cura è fondamentale per vivere lo spazio e la città in maniera positiva”.

In che modo?
“Basandosi sulla sharing economy, ma non segnando la smaterializzazione delle città. In sostanza, le città non sono più spazi da possedere ma luoghi ideali per usare le cose. Perché le smart city sono nella testa delle persone e assicurano una qualità della vita superiore”.

Manca un altro tassello fondamentale: la sostenibilità.
“Si lavora da venti anni su regole ed efficientamento degli edifici. Ma dobbiamo capire la necessità di ‘costruire’ il quartiere e non solo i singoli edifici. Le città generano il 40% dell'inquinamento: con un controllo dei consumi non solo faccio risparmiare le persone ma mi attivo concretamente per migliorarne le condizioni ambientali. E non è utopia, perché esistono già buone prassi di interventi pubblici o investimenti per il controllo e il costante monitoraggio dei consumi”.

Per concludere, lei è attiva da oltre 15 anni nel campo. Com’è cambiato l’approccio sulle smart city?
“Prima la discussione sulla città era un discorso tra architetti e costruttori, ora ci sono anche urbanisti, sociologi e altre figure, perché la smart city, come dicevo, riguarda prima di tutto le persone. Bisogna cercare la connessione tra spazi privati e spazi pubblici, ma per farlo è necessario che ci siano delle regole e che funzionino”.