Speech by Bruno Lescoeur, Edison’s CEO, at the committee hearings on energy at the Italian Senate, 29 April 2015

Speech by Bruno Lescoeur, Edison’s CEO, at the committee hearings on energy at the Italian Senate, 29 April 2015

Onorevole Presidente Mucchetti, Onorevole Presidente Marinello, Onorevoli Senatrici, Onorevoli Senatori,

vi ringrazio a nome di Edison per l’invito a partecipare alla vostra discussione sull’Energy Union.

Le politiche energetiche sono oggi una delle principali priorità dell’Unione; è molto importante che anche il Parlamento italiano dia il suo contributo. La Decima Commissione e la Tredicesima Commissione fanno questo percorso insieme ed è un segnale significativo, in linea con l’Europa: bisogna affrontare il “Trilemma” tra sostenibilità, competitività e sicurezza delle nostre forniture energetiche e dare alle politiche europee: i. maggiore coerenza tra assi tematici, ii. maggiore compatibilità tra le scelte delle singole aree del continente, iii. maggiore incisività sulle grandi priorità continentali.

Il 2015 è sia l’anno dell’EXPO di Milano, sia l’anno della Ventunesima Conferenza delle Parti di Parigi; questi due grandi eventi ci devono aiutare a riflettere sul fatto che le politiche energetiche non possono essere un’isola, ma devono confrontarsi quotidianamente con i sistemi economici in cui operano e, soprattutto, con la riduzione nel tempo delle proprie esternalità.

La Comunicazione sull’Energy Union del 25 febbraio rappresenta bene alcune sfide fondamentali che abbiamo dinanzi.

Il primo aspetto riguarda il mercato elettrico europeo e la gestione del mix delle fonti.

Il Trattato di Lisbona attribuisce a ciascun Paese la piena responsabilità delle proprie scelte per quanto riguarda il mix. Tuttavia, l’Unione europea ha conseguito un risultato importante, con lo sviluppo impetuoso delle fonti rinnovabili in tutto il continente. Senza la spinta europea, certamente, le energie rinnovabili non avrebbero trovato uno spazio così ampio nei mercati europei; siamo oggi a circa il 25%, con uno sviluppo italiano che ha raggiunto un livello eclatante al 34%. Tutto questo ha avuto riflessi importanti sui meccanismi di funzionamento dei mercati. In termini di costi, le efficienze prodotte sui mercati all’ingrosso non si sono trasferite ai consumatori, ma anzi, sono state più che superate dalla crescita delle componenti regolate, in particolare del sostegno alle fonti rinnovabili. In questo contesto, condivido appieno l’attenzione che la Commissione ha messo sul completamento della liberalizzazione e sullo sviluppo del mercato retail. Dobbiamo aumentare la trasparenza verso i consumatori su quel che pagano con le loro bollette e soprattutto renderli sempre più consapevoli e attivi. Per questo, in linea con le proposte della Commissione europea, è opportuno mettere un termine a prezzi regolati o meccanismi artificiali; in parallelo, bisogna definire una tutela veramente efficace per le famiglie e i clienti realmente vulnerabili. La grande sfida del futuro è dare ai consumatori nuovi strumenti e nuovi servizi; dobbiamo aprire il mercato all’innovazione e ai servizi energetici. Edison è in prima linea in Italia nello sviluppo dei servizi energetici per le famiglie e alle imprese; in un solo trimestre, abbiamo installato diverse migliaia di servizi Energy Control e Energy Management con cui le famiglie e le imprese possono controllare via smartphone la loro fornitura; è una delle priorità del futuro. Il Parlamento avrà a breve un’importante occasione, con la discussione del Disegno di Legge sulla Concorrenza. Mi auguro che sia un primo contributo italiano allo sviluppo di un nuovo mercato energetico.

Per quanto riguarda i mercati all’ingrosso, la penetrazione importante di fonti non programmabili deve essere combinata con fonti che possano garantire nel tempo la sicurezza degli approvvigionamenti elettrici. Molti paesi europei hanno scelto di ricorrere alle tecnologie nucleari, allo scopo di massimizzare l’efficacia della de- carbonizzazione; in altri casi, come in Italia, il contributo essenziale al mix elettrico continuerà a venire da altre due fonti: l’idroelettrico e il gas naturale.

Per quanto riguarda l’idroelettrico, l’Italia è uno dei principali paesi europei; esso copre il 18% della nostra generazione, contro una media europea del 12%. In un contesto europeo sempre più integrato, questa risorsa è essenziale per costruire un mercato energetico sostenibile e economicamente efficace. Con la Francia, l’Italia è il primo paese che ha avviato un percorso di apertura di questo settore e delle concessioni idroelettriche. Tuttavia, questa azione non è stata seguita da un approccio europeo: uno studio importante dell’Università Europea di Firenze ha recentemente rivelato alcune differenze davvero pericolose per l’integrazione del

mercato europeo. In Italia si è scelto di attribuire alle concessioni idroelettriche una durata tra venti e trent’anni, ma in molti paesi europei le durate arrivano a ottanta, o non sono proprio previste scadenze! In Italia le norme prevedono un quadro molto aperto sul fronte della concorrenza, ma altri importanti paesi vicini non prevedono processi competitivi, ma affidamenti diretti. L’impegno del Governo e del Parlamento italiano sarà davvero un fattore critico per ampliare la discussione sull’Unione dell’Energia all’idroelettrico, per ottenere un approccio europeo sull’uso del “carbone bianco” e sull’accesso a questa risorsa così preziosa.

Per quanto riguarda la generazione a gas, essa è destinata a mantenere un ruolo importante di bilanciamento dei sistemi energetici. In Italia, in particolare, non è prevista la crescita altre forme di generazione elettrica di base. Il gas resterà centrale, con un contributo del 30% atteso per il 2030. Come in tutta Europa, anche in Italia sarà presto attivo un mercato della capacità. Nella Comunicazione, la Commissione prevede un ruolo importante per i mercati di capacità, che sono una responsabilità degli Stati membri. I mercati di capacità sono uno strumento importante per garantire nel tempo un contributo adeguato da parte degli impianti più efficienti e flessibili, oltre che per offrire segnali robusti e efficaci agli investitori; certamente, però, è fondamentale che questi strumenti siano compatibili a livello europeo e evitino di produrre una divergenza tra i diversi mercati. Siamo convinti che anche il sistema di mercato attualmente in discussione in Italia potrà garantire un’adeguata compatibilità con i mercati esteri, integrare nel futuro i nuovi meccanismi di gestione della domanda e offrire agli investitori segnali chiari e robusti nel tempo.

Il contributo del gas alla generazione elettrica mi porta al secondo punto che volevo condividere con voi. Un aspetto essenziale della comunicazione sull’Unione energetica è lo sviluppo di una visione europea per gli approvvigionamenti di gas naturale. Ho già ricordato che molto è stato fatto negli scorsi anni, soprattutto sul fronte della convergenza tra i diversi mercati europei. Ad esempio, il mercato del gas in Italia ha oggi raggiunto un ottimo livello di convergenza con il resto d’Europa; il gas registra oggi al PSV prezzi del tutto in linea con i mercati nord-europei. Questo risultato si deve alle azioni intraprese dal Governo e dal Parlamento per migliorare l’interconnessione italiana con il resto d’Europa, ma anche ai processi di rinegoziazione degli operatori italiani con i paesi produttori, per allineare i contratti di lungo termine alle effettive condizioni di mercato. Edison è stata ed è in prima fila su questa sfida.

Per il futuro, dobbiamo essere particolarmente attenti ad assicurarci che le forniture di gas possano continuare ad essere sicure, abbondanti e competitive come lo sono oggi. Alcuni tra i grandi produttori europei, come la Gran Bretagna o l’Olanda, ridurranno sempre più le loro produzioni e l’Europa importerà sempre più gas da produttori esterni. Tutto questo, in un momento di grandi trasformazioni internazionali. Il calo del prezzo del petrolio offre nuove sfide agli investitori e ogni “rotta del gas” deve confrontarsi con importanti trasformazioni politiche. Vorrei a questo proposito segnalarvi tre spunti, sui diversi aspetti toccati dalla Comunicazione della Commissione:

-  Innanzitutto, non possiamo rinunciare alle nostre risorse domestiche; per alcuni paesi che riducono il loro contributo, altri paesi europei possono certamente fare di più. L’Italia secondo la Strategia Energetica Nazionale è tra i primi paesi europei per riserve potenziali, con 700 milioni di tonnellate di petrolio equivalente; nel nostro paese, abbiamo capacità tecnologiche e industriali importantissime. Possiamo tornare ad essere un paese importante per la produzione sostenibile di idrocarburi, con standard ambientali di prim’ordine e le migliori garanzie della nostra area geografica per quanto riguarda il monitoraggio e la gestione delle produzioni. Senza una politica italiana per la produzione sostenibile di idrocarburi, saranno altri paesi a investire nel Mediterraneo, spesso fuori dalle regole europee. In questo quadro, la comunicazione della Commissione e le conclusioni del Consiglio europeo del 20 marzo vanno certamente nella direzione giusta;

-  In secondo luogo, dobbiamo conquistare nuove opzioni strategiche. Il mercato del gas ragiona su tempi lunghi. È essenziale per gli operatori garantirsi nel tempo opzioni negoziali credibili ed efficaci. In questo quadro, l’Italia ha dalla sua parte... la geografia. Il Mediterraneo è certamente una piattaforma energetica determinante per il nostro futuro. La Commissione europea e il Consiglio lo hanno ricordato, ma l’Italia avrà un ruolo essenziale. A questo tema, sono particolarmente sensibile anche come presidente di turno dell’OME – Osservatorio Mediterraneo per l’Energia, l’organizzazione delle imprese energetiche di tutto il Mediterraneo che anima da molti anni la cooperazione energetica. Negli ultimi quindici anni la situazione energetica nel Mediterraneo è mutata profondamente: eravamo abituati a considerare i paesi del Nord del Mediterraneo come i paesi “consumatori” e i paesi del Sud come i “produttori”. Non è più così. La crescita è ormai fortemente concentrata a Sud con volumi un tempo inimmaginabili. Secondo le stime raccolte dall’OME, entro il 2040 oltre cento milioni di persone si aggiungeranno alla popolazione della nostra regione. Un “nuovo Egitto”, in una zona in cui la connessione all’elettricità supera il 95% e in cui la domanda di energia elettrica è destinata a triplicarsi. Abbiamo chiaramente davanti una nuova sfida, in cui la sicurezza energetica di paesi come Marocco, Tunisia, Egitto, Israele, Turchia diventa essenziale tanto quanto la nostra. Cresce anche la produzione, con produttori consolidati e nuove risorse, come le imponenti scoperte nel Mediterraneo dell’Est. Tuttavia, è necessario fare dello spazio energetico mediterraneo uno spazio comune, in cui aiutare i governi locali a sviluppare nuove politiche energetiche: i. rimuovere i sussidi che oggi impediscono ogni efficienza, ii. migliorare il proprio mix energetico per aumentare le fonti rinnovabili, ridurre la dipendenza dal gas e aumentare le esportazioni, iii. Definire un quadro di cooperazione regionale che consenta gli investimenti che servono per incrementare le produzioni. In questo quadro, voglio ricordare e apprezzare l’iniziativa della Commissione europea con la Presidenza italiana che nel novembre scorso ha lanciato le Piattaforme Euro-Mediterranee di cooperazione energetica; OME in questo momento sta curando il segretariato della Piattaforma sul gas, che verrà lanciata nel prossimo mese di giugno. È uno strumento importante, su cui il contributo italiano sarà un fattore di successo essenziale;

- Infine, le analisi della Commissione ci confermano che la diversificazione delle fonti è necessaria, ma non potrà sostituire alcune relazioni esistenti. Ad esempio, dalla Russia arrivano oggi in Europa e in Turchia più di 170 miliardi di metri cubi, destinati secondo ogni scenario a rimanere stabili da qui al 2030. In questo quadro, molte voci europee hanno chiesto di sviluppare gruppi d’acquisto e strumenti fuori dal mercato. Essi sono molto difficili da immaginare e rischiano di rivelarsi dannosi; è bene che siano immaginati solo in termini volontari e per le situazioni di crisi; soprattutto devono essere pienamente compatibili con le norme europee sulla concorrenza. Invece, è importante il contributo italiano per rilanciare con i paesi produttori e con la Federazione russa un dialogo energetico di più ampia portata, per analizzare e risolvere i problemi aperti. Tra questi, potrebbe presentarsi nei prossimi anni il tema delle rotte di esportazione e transito. L’Italia è l’unica grande economia manifatturiera europea che acquista tutte le proprie forniture Russe attraverso la rotta ucraina; la Germania ha infatti diversificato le proprie rotte di importazione per oltre 60 miliardi di metri cubi con il gasdotto Nord Stream. Il progetto South Stream è stato sostituito da un progetto differente, verso la Turchia. Anche in questo caso, è determinante per l’Italia e per l’Europa poter considerare tutte le opzioni e le alternative, per garantirsi forniture sicure. Per l’Italia, è importante minimizzare i costi e i rischi connessi sia alla fornitura, sia ai transiti. La Turchia potrebbe presto diventare uno snodo centrale della sicurezza energetica europea, sia con le nuove fonti dal Caspio, sia con l’ipotesi di transito di importanti volumi russi. Su questa rotta, insistono anche le possibili produzioni in Grecia e i volumi che potrebbero rendersi disponibili nel Mediterraneo dell’Est. La strategia infrastrutturale italiana può rappresentare un importante contributo alla sicurezza energetica dei Balcani e dell’Europa, ad esempio con i diversi progetti che compongono il Corridoio Sud, tra cui ITGI di Edison. Inoltre, proprio la settimana scorsa abbiamo avviato la fase finale del gasdotto IGB tra Grecia e Bulgaria, che sarà nel 2018 il primo gasdotto del Corridoio a partire; infine, stiamo proseguendo nello studio di fattibilità del progetto East-Med da Cipro alla Grecia.

Una considerazione finale sul Piano Juncker. È fondamentale che esso non resti “chiuso in Europa”, ma si apra ai progetti di interconnessione con i nostri vicini. Deve diventare il catalizzatore degli investimenti verso i Balcani, il Mediterraneo, tutte quelle aree che faranno dell’Italia il “ponte energetico” che la Presidenza italiana ha iniziato a comporre. L’Italia può certamente dare un contributo fondamentale in questa direzione.

Vi ringrazio per la vostra attenzione. 

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